Prima di tutto bloccarono lo stipendio agli statali,
e fui contento perché lavoravano poco.
Poi vennero a liberalizzare il precariato,
e stetti zitto perché tanto loro sono giovani e possono aspettare.
Poi si presero la cassa integrazione,
ed io non mi lamentai perché la mia azienda andava bene.
Poi tolsero l’art.18,
e non dissi niente perché riguardava quei quattro gatti licenziati.
Poi non rinnovarono il contratto agli interinali,
ed io fui sollevato perché tanto loro erano già precari.
Poi vennero a prendersi i diritti sindacali,
non mi importò perché tanto il sindacato era solo una casta.
Un giorno vennero a prendere me,
mi licenziarono ingiustamente
e non c’era rimasto più nessuno a protestare.
Né uno Statuto dei Diritti a cui appellarmi.
Ho liberamente riattualizzato la nota poesia attribuita a B. Brecht, anche se pare fosse un sermone del pastore Martin Niemöller contro l’apatia degli intellettuali durante l’ascesa del nazismo.
Si giusto lottare per i diritti acquisiti ma ultimamente ci sono sindacati che non diffendono più i lavoratori.
è gia quasi cosi infatti non ci sono piu diritti e quando provi a rivendicarne uno ti dicono, ma di che ti lamenti, pensa a chi non lavora,, ecco vuol dire che ti hanno già preso ,,,,,, i 12 biscotti, il padrone ne mangia 11 poi dice a te attento che quel biscotto lo mangia l’immigrato. l’attualiizzo? dalla banca d’italia il 10% delle famiglie possiede il 48% delle intere risorse, quindi il 90% si divdono il 52% buona giornata
Terribile…e noi che ci opponiamo siamo sempre letti come Conservatori!
mia moglie ora disoccupata ha lavorato per anni 10 ore al giorno per 600 euro al mese assunta part time 4 ore al giorno. e le dicevano non vi lamentate perchè fuori ce la fila disposta a sostituirvi. ora è stata licenziata perchè ha osato fare delle rivendicazioni dei suoi diritti ora al suo posto lavora per 500 euro una rumena
… è una bieca speculazione retorica!
Il sindacato ha da sempre difeso la sua rendita di posizione, sostenendo il pubblico impiego e l’impiego garantito dello stato…non ha mai avuto interesse a perseguire segnalare scoraggiare il nullafacentismo imperante…in più affermo che ciò che sta avvenendo ora probabilmente è stato già preparato tempo addietro..
Il lavoro nel pubblico impiego dovrebbe essere pagato in proporzione al livello di ricchezza del paese, considerando la disoccupazione e dovrebbe rendere molto molto di più…concetti scomodi ma che non si possono eludere …
Questo non sarà mai condiviso, i sindacalisti e aspiranti tali fanno muro contro ogni ipotesi di discussione sul ruolo stesso del sindacato…
Secondo questa logica sarebbe allora giusto che una ditta privata in crisi pagasse meno i lavoratori, o non li pagasse del tutto e state contenti che non venite licenziati, poi se la ditta riprende magari vi pago, ovviamente non gli arretrati perché allora la ditta andava male e i soldi non c’erano… Non credo che dipendente pubblico lavora meno ore o ha meno cittadini a cui rispondere se il paese va male… invece un dipendente privato se la ditta va male non ha pezzi da fare esempio sul tornio, quindi è giusto che non viene pagato…
Perche’ il discorso del salario commisurato con la ricchezza dovrebbe valere solo per il pubblicoimpiegoe non per tutti gli altri? c’e’ undiscorso etico, e se vale deve valere per tutti. Inoltre perche’ non dici la stessa cosa del commesso del macellaio allora?
questa crisi ha reso i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Occorre un’idea per uscire da questa trappola e costruire un mondo migliore, diverso da quello precedente, ma in cui tutti, davvero tutti, vedano tutelati i diritti fondamentali
maolto bello, brava
bella ma la poesia non è di bertolt brecht ma del pastore protestante Martin Niemoller
si hai ragione, ma ho ripreso la versione rivista da brecht 🙂
Secondi me dovremmo fare a scuola uno sciopero di una settima…che con i 1300 eurio al mese…quello mi danno…e spendo di benzina 400 euro mensili…in quanto faccio circa 150 km al giorno per andare a lavorare…sono quasi un morto di fame…..
Questa storiella doveva cominciare così:
” hanno lasciato a casa tutti i dipendenti della piccola azienda tessile vicino a casa mia, perché produceva interamente in Italia tutti i capi di abbigliamento che vendeva, mentre io comprano quelli fatti in India o in Cina solo perché costavano meno. Non mi importava se il loro prezzo vile era il risultato di sfruttamento ed inquinamento e calpestava la dignità delle persone e del territorio, perché tanto io avevo il posto fisso e dovevo pensare solo a me….”
Anche questo inizio mi piace…
Ottima ri-rivisitazione potresti metterla in rete. Una conclusione più attuale però potrebbe essere “però io non avevo più diritti e il mio posto fisso non valeva niente quindi dovevo cercare di risparmiare il più possibile”
Credo e spero nell’azione dei sindacati: non capisco perchè proprio in un periodo di crisi la loro capacità d’azione debba diminuire. Ricordiamo le lotte dei sindacati durante la Grande Depressione. Inoltre è importante che difendano anche i “diritti” dei precari, oltre a quelli di quanti hanno il posto assicurato. Che è poi ciò di cui, generalmente, li si accusa,
invece purtroppo è così: se aumenta la crisi, aumenta il ricatto, e il sindacato è più debole perché i lavoratori sono più deboli. Poi sicuramente il sindacato può fare molto più per aggiornare i propri strumenti e “organizzare” le categorie più fragili, precari in primis. Di questo parliamo nel libro che intitola questo blog. ciao!
La classe operaia vá in paradiso
tristemente vera, pensavo la stessa cosa in questi giorni. E chi protesta è un conservatore, uno che mette i bastoni tra le ruote al progresso che avanza, alle riforme, al domani. Non c’è più voce per urlare, non ci sono più lacrime per piangere la condizione di precario/a tra i precari, di ex giovane truffato/a da Berusconi che ora viene calpestato/a, non più giovane da chi oggi fa finta di dare ai giovani per togliere rendite di posizione ai non giovani che però erano già stati fregati prima quando giovani lo erano sul serio e non hanno avuto nulla… una vita da disoccupat/a ma nemmeno vero/a disoccupata perchè manco l’indennità ti spetta, quindi non sei nulla, nè carne nè pesce, un/a super stra laureata/o con pedigree, destinata/o a rimanere senza niente a vita perchè è tempo di cambiare! Di togliere i diritti rimasti e di buttare tutti nel fango.
È tristemente vero la libertà come la salute se ne capisce l importanza solo quando non c’è più.
Condivido in pieno, a generazione dei quarantenni e’ una generazione per lo piu’ bruciata. Vi ricordate, “potrete avorare in tutta Europa, poi I primi Erasmus, poi le specializzazioni, prima I “aspetta devi fare esperienza”poi gli “aspetta, vediamo se la situazione migliora e ti assumiamo”, Poi I “ti devi adattare, non puoi aspettare il lavoro per cui hai studiato”poi I “sei troppo vecchio, oltre I 35 anni non interessi piu'”….
veramente è 40 anni che lavoro senza diritti…..senza difese nemmeno dagli abusivi sempre più numerosi sono un autonomo!!!per cui la maggior parte di voi ha avuto molti più privilegi di me…..quindi dopo aver visto distruggere tutto il tessuto produttivo prima di una provincia poi di uno stato senza che io abbia mai votato chi ha governato non ho risposte per voi….solo una domanda li avete votati voi?
Cosa è cambiato? Perché i lavoratori non riescono più a far leva sui loro datori di lavoro e i datori di lavoro non hanno più peso nelle decisioni politiche? Non è difficile capirlo. Un tempo si scioperava contro il “padrone” che teneva troppo per sé e troppo poco dava ai suoi operai. Con lo strumento dello sciopero e dei sindacati lo si metteva di fronte alla scelta: o ci dai qualcosa in più o perdi tutto. E funzionava. Oggi non può più funzionare per due motivi: il primo è che l’informatica annulla quasi tutti i vantaggi dell’esperienza, per cui un operaio esperto può essere licenziato e sostituito da uno nuovo con poco danno. Il secondo è che spesso non c’è più margine per il “padrone” che preferisce chiudere o delocalizzare. Un tempo le aziende in difficoltà andavano a bussare alla porta dei politici, ladri e corrotti come ora, ma consapevoli che l’impoverimento del paese avrebbe trascinato anche loro nel baratro. Erano difatti pagati in lire e una buona economia nazionale era necessaria per garantirgli ricchezza e potere. Oggi se ne fregano: sono pagati in euro, gli basta fare un prestito sulle nostre spalle per garantirsi lo stipendio e anche nella peggiore delle ipotesi (quella che stiamo vivendo) la loro ricchezza è garantita da una moneta sovranazionale che mantiene inalterato il suo valore anche se l’economia nazionale va a rotoli. Non ce n’è: dobbiamo uscire dall’euro (non dall’Europa) e legare nuovamente la ricchezza di chi ci amministra a quella del nostro paese.
Sono perfettamente d’accordo rispetto a quanto scritto, anche per questo motivo pochi giorni fa ho scelto di dire no a condizioni condizioni lavorative indignitose propostemi dall’ennesima cooperativa di turno.
Quel che pero’ mi ha sconcertato forse di piu’ negli ultimi 2 anni di tormento lavorativo e’ stato il comportamento lasso, inefficace e non professionale della CGIL, sindacato cui mi sono rivolta e presso cui mi sono tesserata nella speranza di ricevere un’assistenza e una tutela. Il suo operato non solo non e’ servito, ma e’ stato anche di intralcio.
Un giorno Susanna Camusso fece la prefazione di un libro contro la perdita di diritti dei lavoratori dopo che aveva accettato di svuotare l’articolo 18 perchè governava anche il PD nel governo delle larghe intese.. Un giorno Susanna Camusso firmò la prefazione di un libro sui giovani e il sindacato dopo che aveva accettato l’allungamento dell’età pensionabile a 70 anni (solo 3 ore di sciopero) e dopo che aveva esteso il Modello Pomigliano a tutta Italia con l’accordo del 10 gennaio… Ma ci faccia il piacere signora Camusso; e magari indica lo sciopero generale contro il Governo Renzi che sta devastando quel che resta del diritto del lavoro.. Sempre che non voglia evitare di disturbare il PD però…
Guarda che le leggi non le vota il sindacato. le leggi le votano i parlamentari. Non puoi dare la responsabilità a chi non decide.