Caro Davide,
ci siamo incontrati a Coltano nell’estate del 2011 alla seconda Festa dei Giovani della Cgil. Discutevamo della Campagna Giovani NON+ disposti a tutto e di quella manifestazione che il 9 Aprile aveva portato in piazza decine di migliaia di giovani al grido “Il Nostro tempo è Adesso”. Si trattava, ai nostri occhi ingenui, di una piccola rivoluzione destinata a cambiare le sorti della nostra generazione.
Sapevamo che la vera sfida era portare quelle generazione dentro le Camere del Lavoro, convincerla ad organizzarsi nel sindacato, perché ogni nuovo soggetto si auto-rappresenta e, come tu dici, “non è solo una questione di età, ma di generazioni, ovvero di quello che la nostra epoca genera”.
Per farlo però occorre rendere il sindacato un posto plausibile per i nostri coetanei, capace di parlare con la loro voce: “abolire i palchi”, “cambiare i volantini”, trovare le “parole”, significa questo.
Ci crediamo anche noi, Davide. Per questo ci siamo riconosciuti nelle tue parole, nella tua amarezza e nella tua passione. Perché abbiamo di fronte l’urgenza del cambiamento e insieme le resistenze del sindacato.
Soprattutto sappiamo che nessuno combatterà per noi questa battaglia. Tocca a noi guardare in faccia, senza paura, il nostro tempo, e abbiamo ancora tutto il tempo per averne la meglio.
Di semi ne abbiamo piantati, più di quanto possiamo immaginare.
Certo non abbiamo “abbattuto i palchi, né le caselle”, non siamo riusciti a rendere più autentico il “rito stanco del congresso”, né a portarvi dentro la generazione precaria, quel “quinto stato” talmente sfaccettato che ancora fatichiamo a raffigurare.
Ma non ci arrendiamo. Abbiamo intrapreso un percorso comune che non si limita a rivendicare cambiamento, ma prova a praticarlo a costo di sbagliare, di fallire, di cambiare strada.
Perchè è vero come dici tu che nessuno di noi è indispensabile ed è più importante “liberare” spazi, risorse, energie, piuttosto che resistere. Ma c’è bisogno delle energie di chi ha il coraggio e la passione di “avventurarsi in strade inesplorate”. Sappiamo che continuerai ad esprimerle nelle forme che vorrai lungo il tuo nuovo cammino e ti chiediamo di farlo insieme.
Ti ringraziamo dell’onestà e del coraggio del tuo grido d’amore, ci impegneremo perché il tuo grido diventi la voce di riscatto dei lavoratori di oggi e di domani.
Andrea, Claudia, Cristian, Daniele, Giordana, Igor, Ilaria, Luca, Mauro, Riccardo, Salvatore
Sii il primo a commentare